La costruzione delle navi era affidata al proto, cui competeva la tracciatura del sesto, cioè il disegno delle linee dello scafo, da cui sarebbero dipese le caratteristiche nautiche della nave, il suo successo o insuccesso. Si trattava di un atto frutto dagli insegnamenti ricevuti dal proto nei lunghi anni di apprendistato, dall'esperienza accumulata e dall'accuratezza dei sesti, gli strumenti utilizzati in questo delicato lavoro e gelosamente custoditi. Questi erano dei regoli ricurvi che venivano utilizzati per tracciare, direttamente per terra, con polvere rossa, le tracce della chiglia e delle costole della nuova nave.
La costruzione dello scafo sullo scalo era poi affidata alle capacità dei maestri d'ascia e alle maestranze. A lavoro ultimato intervenivano quindi i calafati, che si occupavano di rendere impermeabile lo scafo inserendo tra i legni del fasciame corde di canapa intrise di pece Il maestro d'ascia (anche mastro d'ascia) era una professione di spicco dei vecchi cantieri navali, quando le imbarcazioni venivano ancora costruite prevalentemente in legno.
Maestri d’ascia
Esperti dei vari tipi di legname ne riconoscevano l'essenza, l'uso ed infine la locazione all'interno dell'imbarcazione. La loro bravura consisteva nel sagomare, adattare il ceppo di legno a quella che poi sarebbe stata la sua definitiva funzione (ordinate, madieri...). Tale operazione di sagomatura era appunto fatta con un attrezzo chiamato ascia.
Calafati
l calafataggio è una tecnica di impermeabilizzazione dello scafo in legno, eseguita dal mastro calafato. Essa crea una giunzione tra le tavole del fasciame in grado di reggere il mare e resistere nel tempo.
In passato la tecnica consisteva essenzialmente nell'inserire tra il fasciame, che costituisce lo scafo, delle fibre, spesso canapa o stoppa, impregnate di pece. Attualmente viene utilizzata la cotonina o la canapa e resine sintetiche o catrame. L'azione avviene manualmente, usando una mazzuola di legno, detto "maglio da calafato", e un particolare scalpello a punta piatta, detto "malabestia", che permette di spingere la fibra, senza tagliarla, all'interno dei "comenti", ovvero le connessioni tra le tavole del fasciame.