La costruzione delle navi era affidata al proto, cui competeva la tracciatura del sesto, cioè il disegno delle linee dello scafo, da cui sarebbero dipese le caratteristiche nautiche della nave, il suo successo o insuccesso. Si trattava di un atto frutto dagli insegnamenti ricevuti dal proto nei lunghi anni di apprendistato, dall'esperienza accumulata e dall'accuratezza dei sesti, gli strumenti utilizzati in questo delicato lavoro e gelosamente custoditi. Questi erano dei regoli ricurvi che venivano utilizzati per tracciare, direttamente per terra, con polvere rossa, le tracce della chiglia e delle costole della nuova nave.
La costruzione dello scafo sullo scalo era poi affidata alle capacità dei maestri d'ascia e alle maestranze. A lavoro ultimato intervenivano quindi i calafati, che si occupavano di rendere impermeabile lo scafo inserendo tra i legni del fasciame corde di canapa intrise di pece Il maestro d'ascia (anche mastro d'ascia) era una professione di spicco dei vecchi cantieri navali, quando le imbarcazioni venivano ancora costruite prevalentemente in legno.
Maestri d’ascia
Esperti dei vari tipi di legname ne riconoscevano l'essenza, l'uso ed infine la locazione all'interno dell'imbarcazione. La loro bravura consisteva nel sagomare, adattare il ceppo di legno a quella che poi sarebbe stata la sua definitiva funzione (ordinate, madieri...). Tale operazione di sagomatura era appunto fatta con un attrezzo chiamato ascia.
Calafati
l calafataggio è una tecnica di impermeabilizzazione dello scafo in legno, eseguita dal mastro calafato. Essa crea una giunzione tra le tavole del fasciame in grado di reggere il mare e resistere nel tempo.
In passato la tecnica consisteva essenzialmente nell'inserire tra il fasciame, che costituisce lo scafo, delle fibre, spesso canapa o stoppa, impregnate di pece. Attualmente viene utilizzata la cotonina o la canapa e resine sintetiche o catrame. L'azione avviene manualmente, usando una mazzuola di legno, detto "maglio da calafato", e un particolare scalpello a punta piatta, detto "malabestia", che permette di spingere la fibra, senza tagliarla, all'interno dei "comenti", ovvero le connessioni tra le tavole del fasciame.
La marmottina portattrezzi dei calafati.
I maestri d’ascia e calafati adoperavano l’ascia, più di qualsiasi altro attrezzo, per costruire le imbarcazioni.
La pialletta elettrica nel 1961 sostituì quasi completamente le asce e tutti i pialletti e pialle a due mani, che sino ad allora si erano usate.
Trivella a trapano, sgorbia, scalpello, un’altra trivella, un quartabono, un compasso, ed un “scursor” una specie di accetta.
Carretto per il trasporto del legname
1890-95 utilizzato al Cantiere dei Fratelli Persini.
Ristrutturato nel 1909-10.
I lavori iniziarono nel 1930 e terminarono nel 1938. Il primo alaggio avvenne verso la metà del 1938.
Lo scalo di alaggio venne ristrutturato nel 1979 e successivamente vennero montati due carrelli (febbraio 1999).
I segantini provenienti per la maggior parte da Novilara, Nazzareno e Cesare, segantini a filo specializzati per segare tronchi da costruzione.
M/p. “Mamma Rosa” agosto 1948, da prora verso poppa: Gianni; Floriano, Gigi, Mario, Cesare e Giuliano
Calafati durante la costruzione del M/p. “San Luigi”, aprile 1950,
Vagnini Raffaele, proprietario dell’albergo Lanterna Azzurra, durante la festa per il varo della motopesca “Viarda Bruna”
Prua in costruzione del “Viarda Bruna”
Prove in mare per il M/p «Salvatore Angela».
Calafataggio sulla barca d’epoca chiamata “Maid”, armatore Corrado Montanari.
Lavori con l'ascia e pitturazione a bordo del “Federico Padre”.